PARROCCHIA di CRISTO RE MARTINA FRANCA (TA) ITALY

Dal Sito Internet della Parrocchia di Cristo Re - Martina Franca (TA) http://www.parrocchie.it/martinafranca/cristore.it/dal_libro.html

Pubblicato dal Parroco Padre Antonio Mariggio' antonio.mariggio@alice.it

Lun 15 Mar, 2010

DAL LIBRO

LO STABILE

I – RESIDENZE FRANCESCANE A MARTINA FRANCA

La presenza dei Francescani a Martina Franca ha origini molto antiche ed ha svolto un ruolo molto importante nelle vicende cittadine; possiamo affermare che per ben cinque secoli la formazione dei martinesi nei vari aspetti della vita è stata permeata dei valori umani e religiosi consacrati dall’esperienza di S. Francesco d’Assisi.

I primi figli di S. Francesco a Stabilirsi a Martina Franca furono i Frati Minori Conventuali, i quali, nel 1474, fissarono la loro residenza alla periferia della città, l’attuale chiesa parrocchiale di S. Francesco d’Assisi in Piazza Mario Pagano.

Successivamente, nel 1497, vennero in città i Frati Minori dell’Osservanza che subito costruirono il Convento e la Chiesa con il titolo di Madonna delle Grazie, poi di S. Stefano, ora di S. Antonio di Padova. Nel 1594 molti conventi dei Frati Minori dell’Osservanza furono abitati, anche col consenso dei Pontefici, dei Frati Minori della Riforma tra cui anche quello di Martina Franca. I Frati Riformati svolsero un’intensa attività a beneficio della popolazione nei vari campi dello spirito, della cultura e dell’arte, favorendo la costituzione della Confraternita dell’Immacolata poi detta degli artieri e, certamente, anche la nascita della Fraternità del Terz’ Ordine Francescano.

Infine, furono i Frati Minori Cappuccini a insediarsi a Martina Franca, intorno al 1590, nella Valle d’Itria costruendo il Convento e la Chiesa oggi detta di S. Antonio dei Cappuccini e officiata dai Padri Somaschi.

Con le leggi eversive i Conventi dei Religiosi furono espropriati quasi totalmente dallo Spirito Italiano e i Frati dispersi nella regione.

 

 

 

 

 

II – RITORNO DEI FRATI FRANCESCANI A MARTINA FRANCA

La storia talvolta sembra fare dei capricci, ma la Provvidenza attua i suoi piani, anche se incomprensibili agli uomini.

Sebbene i Francescani avessero dimorati in tre conventi posti nei diversi punti cardinali alla periferia della città, oggi, stranamente, abitano in una nuova sede sulla via per Taranto e curano la Chiesa e la Parrocchia di Cristo Re, che costituisce il centro e il cuore di uno dei quartieri più moderni di Martina Franca.

A dire il vero, in un primo momento, i Figli di S. Francesco della Provincia Jonica-Salentina dell’Assunta di Lecce volevano ritornare a Martina Franca con un unico grande desiderio: abitare il proprio Convento e curare la propria Chiesa di S. Antonio di Padova. Purtroppo, varie difficoltà, non esclusa l’incomprensione col clero locale, impedirono definitivamente di realizzare questo pur legittimo sogno.

Il 16 luglio 1944, col consenso del compianto Arcivescovo di Taranto Mons. Bernardi, si sistemarono provvisoriamente, in perfetto stile francescano, negli angusti locali della chiesina di S. Michele dove incontrarono non poche opposizioni.

Per dovere di cronaca accenniamo ai contrasti continui avuti dal Canonico Don Stefano Castellana che abitava nell’appartamento della Madonna di Loreto, oggi Regina Mundi, e pare anche proprietario della Sacrestia della Cappella di S. Michele, come ricorda una lapide ancora esistente.

Don Stefano, dopo aver ospitato i Frati col beneplacito di Mons. Bernardi nella Sacrestia e nella grotta di S. Michele, in maniera ossessionante li controllava, li spiava, li minacciava di denunziarli ai carabinieri, li definiva pubblicamente "ladri tedeschi" ecc.

Davanti ad un simile comportamento il 1° settembre 1945 P. Cherubino Cannarile, martinese, reagisce indirizzandogli una lunga e dettagliata lettera con la quale contesta le innumerevoli accuse mosse ai Frati e manifesta l’intenzione, qualora non lo smettesse, di chiedere addirittura un’inchiesta canonica sull’operato di Don Stefano Castellana da parte dell’Arcivescovo prima e da parte delle autorità componenti di Roma poi.

Successivamente e per breve tempo i Frati si trasferirono in un’abitazione dei Sig.ri Caroli posta nelle vicinanze di S. Michele e sempre aiutati dalle Suore Stimmatine presenti nell’Istituto Marinosci.

Come si può immaginare, i primi tempi furono davvero disagevoli per i frati che, da autentici missionari, superarono ogni difficoltà materiale incoraggiati a rimanere dal Terz’Ordine Francescano, da alcune anime buone e soprattutto dalla consapevolezza di assecondare un piano provvidenziale di Dio per diffondere lo spirito del Poverello d’Assisi.

Cerchiamo di approfondire il primo impatto dei Frati Minori con la nuova realtà martinese e soprattutto col clero locale.

Abbiamo asserito che i frati volevano tornare nel proprio Convento di S. Antonio di Padova, se fosse necessario, anche comprandolo, dato che proprio in quegli anni, precisamente in data 12 febbraio 1943 (anno XXI dell’era fascista), fu affisso nelle strade cittadine l’Avviso d’Asta a firma del Segretario Capo, Quarato, e del Commissario Prefettizio, Chirulli, per la vendita dei locali dell’ex convento S. Antonio e annessi per una cifra approssimativa di Lire 681.000.

A conferma di quanto abbiamo asserito possiamo esibire vari interventi presso le massime autorità regionali e nazionali promossi dai Frati Minori, in modo particolare per merito dei Frati martinesi P. Arcangelo Vinci e P. Cherubino Cannarile, con l’intento di poter ottenere qualche risultato positivo.

Il P. Cannarile nella speranza di trovare un appiglio giuridico per riavere i locali dell’ex convento, nei primi mesi del 1943, andò a rintracciare presso l’Archivio di Stato di Lecce la Deliberazione con la quale il Sindaco di Martina Franca, Andrea Delfini, chiedeva il 28 novembre 1866 al Fondo del Culto i locali dell’ex Convento dei Riformati per le Scuole Tecniche e Ginnasio; mentre il 4 maggio 1867, sempre per il bene dei giovani, chiedeva il Giardino del Convento per un canone annuo di Lire 1250.

In data 21 marzo 1943 c’era già stata la richiesta ufficiale al Prefetto di Taranto da parte del P. Provinciale, P. Giuseppe Balestrieri: "per la restituzione dell’ex Convento dei Frati Minori alla Comunità Religiosa di S. Pasquale di Taranto, avente personalità giuridica, per scopo di culto e missionario e a quelle condizioni che crederete di stabilire".

Infine, sull’argomento interviene addirittura il Ministro Generale dei Frati Minori che con una dettagliata petizione indirizzata al Ministero degli Interni – Direzione Generale del Fondo del Culto, l’8 marzo 1943, chiede di impedire al Comune di Martina Franca la vendita a privati dei locali dell’ex Convento S. Antonio e la restituzione alla Provincia Religiosa a qualsiasi condizione.

Questa strada risultò assolutamente impraticabile allorché il clero locale, facendo pressione sull’Arcivescovo Bernardi, aveva precluso tale possibilità, come risulta da una lettera dell’Arcivescovo di Taranto inviata al P. Provinciale di Lecce "Salvo S. Antonio come Parrocchia, tutto sarà fatto in piena atmosfera di favore e di pace e tutto secondo il Signore".

Come alternativa, col beneplacito dell’Arcivescovo Bernardi, i Frati erano sul punto di accettare la residenza presso la Chiesa Santuario di S. Francesco d’Assisi, già sede dei Frati Minori Conventuali, come leggiamo in una lettera del 23-11-1944 inviata dal Padre Provinciale di Lecce, P. Giuseppe Balestrieri, all’Arcivescovo Bernardi: "L’Ecc. V. aveva concesso di darci S. Francesco d’Assisi di cui i Padri della Provincia si dichiararono e si dimostrarono contenti. Intanto, contro ogni nostra e sua aspettativa, furono preferiti, a chi pure aveva a Martina Franca ben tre Conventi Francescani ed a chi aveva tanto pregato e supplicato, i Padri della Consolata, né si conobbero mai i motivi per cui a noi si faceva simile trattamento".

Come si può ben comprendere anche questa sistemazione andò in alto mare, pare per un grande legame di amicizia che esisteva tra Mons. Bernardi e i Missionari della Consolata, essendo egli vissuto presso gli Istituti dei Padri Missionari, oppure perché l’arciprete del tempo, Don Olindo Ruggieri, voleva offre ire alla città un oratorio animato dai Padri della Consolata già presenti a Martina Franca presso la Chiesa-Santuario della Madonna della Sanità.

Sta di fatto che all’improvviso e contro ogni promessa fatta ai frati Minori, Mons. Bernardi affidò la residenza di S. Francesco d’Assisi ai Padri della Consolata verso la fine del 1942.

A questo punto, i Frati Minori, a cui era stata concessa il 16 luglio 1944 la facoltà di risiedere nei locali della chiesina di S. Michele, non restava altro che richiedere il permesso di costruire in quel luogo, sui terreni del Sig. Caroli, il Convento capace di accogliere una comunità di frati e la Chiesa sufficientemente ampia.

Ma anche questo progetto fu vanificato dalla posizione del clero che, giustamente e con intuito pastorale, riteneva più utile per la cittadinanza una presenza dei Frati e un centro di culto lungo la strada Martina - Taranto o Martina - Massafra, come è testimoniato da un documento inviato il 13 dicembre 1944 all’Arcivescovo a firma dei sacerdoti martinesi: Olindo Ruggieri, G. Maggi, G. Liuzzi, Martino Guarini e Fedele Caroli; anche perché, si affermava nella lettera, L’Arcivescovo arbitrariamente aveva ospitato i Frati Minori nella Chiesa di S. Michele, in quanto proprietà del teologo canonico del Capitolo e della Parrocchia di S. Martino.

In questo modo i Frati Minori, incoraggiati e sostenuti dal Terz’Ordine Francescano, in modo particolare da tre donne di grandi ideali, D. Checchina Ruggieri, D. Onofria Lella e D. Addolorata Martellotta, ebbero l’occasione di comprare alcuni terreni, nel Febbraio del 1945, dai Sigg. Colucci, Aquaro e Fullone nella zona detta Alberone o Fabbrica Rossa, dove, finalmente, sorgerà il Convento e la Chiesa.

E’ giusto ricordare il protagonista di questa autentica esperienza missionaria: P. Domenico Imperiale, l’uomo di punta che realizzò il ritorno dei Frati a Martina Franca, dopo circa ottant’anni d’esilio, voluto non dal popolo martinese, ma dal livore dei governanti anticlericali dell’Italia unita.

P. Domenico Imperiale, appena ordinato sacerdote, con l’imponenza della sua persona e con spirito pioneristico fu mandato sul posto per riportare la famiglia di S. Francesco d’Assisi in un ambiente amico.

L’opera di P. Domenico fu condivisa da altri religiosi: Fra Carlo Rossetti, P. Giovanni Baldari, P. Cecilio Gramis, Fra Ginepro Rosato.

E’ giusto anche mettere in risalto altri frati martinesi, che sono stati i veri animatori del ritorno dei francescani a Martina Franca: P. Cherubino e Serafino Cannarile e P. Arcangelo Vinci.

Se P. Domenico può essere considerato il braccio, P. Cherubino e P. Arcangelo sono stati la mente, il cuore, i sostenitori convinti di quella straordinaria avventura.

Ognuno di essi collaborò fattivamente con modalità diverse legate alla propria personalità, ma tutti, da martinesi tenaci e convinti, furono elementi indispensabili nelle mani della Provvidenza. P. Arcangelo a colpi di ariete interveniva presso le superiori autorità religiose e civili; col permesso del Provinciale metteva a disposizione il ricavato della sua intesa e spettacolare predicazione. P. Stefano col fare devoto e silenzioso otteneva favori presso persone benefattrici di Lecce, di Galatina e di Martina Franca, e perfino presso le famiglie emigrate di America tramite una lettera circolare. P. Cherubino svolgeva il ruolo di coordinatore tra il Governo della Provincia, il Superiore della Comunità di Martina Franca, il Vescovo della Diocesi e il Clero locale. Inoltre, anche se da lontano, coordinava il rapporto tra gi architetti, gli ingegneri e le maestranze locali, interessandosi anche del problema economico in aggiunta a quanto poteva raccogliersi in loco.

La precarietà dei primi tempi ben presto si trasformò in una situazione più serena e promettente. Infatti, grazie alla collaborazione di tanti amici, tutti circondati dalla benedizione di S. Francesco, e dei Terziari Francescani, i Frati Minori iniziarono a costruire, negli anni 1945-47, il Convento, intitolato al Sacro Cuore di Gesù, l’attuale sede dei Padri Francescani, e un salone che funzionò da chiesina della zona in attesa di costruire definitivamente la grande chiesa.

III – NASCITA E STORIA DELLA PARROCCHIA

Il quartiere a cavallo di Via Taranto, detto Alberone o Fabbrica Rossa, andava sempre più dilatandosi intorno all’Edificio Scolastico "G. Marconi" e al Convento dei Frati Minori. Insieme alle nuove costruzioni diventava sempre più consistente il gruppo di giovani famiglie che, provenienti dal centro storico o da altri punti della città, frequentavano per comprensibili motivi la chiesina dei Frati.

Tantissime persone residenti nella zona, ma soprattutto i Terziari Francescani premevano perché ai frati fosse affidata la cura pastorale della comunità dei fedeli sempre più crescente.

Infatti,i Terziari,in una lettera del 27-1-1957 indirizzata all’allora Ministro Provinciale, P. Egidio De Tommaso, così si esprimono:"M. R. Padre, abbiamo inteso da diverso tempo che Sua Ecc. Motolese ha in mente di erigere Parrocchia la Chiesa di Cristo Re. Ciò ci è stato confermato da diversi Parroci e Sacerdoti di Martina. Questa notizia riempie di gioia il nostro cuore di Terziari Francescani".

Il 17 Gennaio 1959 il Padre Provinciale, P. Egidio De Tommaso, inviava a Mons. Motolese la seguente lettera: "Ecc. Rev.ma, l’ultima volta che sono stato a Martina, il Padre arcangelo Vinci mi parlava della possibilità e utilità che la nostra chiesa della Regalità fosse elevata a Parrocchia e ciò sia per l’incremento della popolazione del rione, sia per poter portare a termine la costruzione del nuovo tempio. Da parte mia, se ciò è per il bene delle anime, sarei ben lieto che l’Ecc. V. Rev.ma prendesse in considerazione quanto sopra".

Finalmente, dopo aver preso i doverosi contatti con il clero locale e aver maturato la decisione, Mons. Motolese, Amministratore apostolico di Mons. Bernardi, in data 20 Maggio del 1959 rispose al P. Provinciale in questi termini: "M. R. Padre, in riferimento alla sua segnalazione e al desiderio espresso che la chiesa di Cristo Re in Martina Franca di codesto Ordine venisse elevata Parrocchia, ho il piacere significarle che il Capitolo Metropolitano e i Parroci di Martina Franca, da me interpellati all’uopo, hanno espresso parere favorevole. Sarò, pertanto, lieto di procedere alla predetta erezione di Parrocchia. Attendo pertanto di incontrarla e prendere tutte le necessarie decisioni. La benedico".

Il piano della Provvidenza stava per essere realizzato. Nel Salone Chiesa, il pianterreno del Convento, il 28 ottobre 1961, Sua Ecc. Guglielmo Motolese, ancora Amministratore Apostolico di Mons. Bernardi, il quale si spegnerà dopo pochi giorni, conferiva il reale possesso canonico al Rev. Padre Bernardo Tommaselli, nominandolo primo Parroco della Parrocchia di Cristo Re di Martina Franca, Vice-Parroco P. Ireneo Quarantino; Superiore del Convento era P. Arcangelo Vinci.

La Parrocchia di Cristo Re si andava ad aggiungere alle altre 5 Parrocchie urbane: S. Martino, S. Domenico e S. Antonio (1931), Carmine (1948), S. Francesco d’Assisi (1950) che servivano sufficientemente tutto il territorio cittadino, oltre alle tre Parrocchie rurali, S. Paolo e S. Teresa (1949) e l’Assunta (1958). P. Bernardo Tommaselli si mise subito a lavoro. Il suo compito era particolarmente impegnativo, in quanto doveva creare la nuova comunità parrocchiale con tutte le strutture necessarie, mettere su le varie Associazioni soprattutto l’Azione Cattolica, che diventerà, l’anima della vita parrocchiale, la scuola di Catechismo ecc.

Aiutato da vari collaboratori, P. Bernardo si conquistò la stima e l’amicizia dei suoi "buoni e bravi parrocchiani" e così in breve tempo cementò l’intera famiglia parrocchiale intorno a Cristo Re dei cuori e delle anime.

Dopo due ani e precisamente il 21 settembre 1963 la Parrocchia poté trasferirsi nella nuova ampia chiesa, costruita per interessamento del compianto confratello P. Arcangelo Vinci e su progetto dell’architetto Antonio Provenzano di Roma, come riferito più avanti.

P. Bernardo Tommaselli rimase nell’ufficio di Parroco otto anni. Il 1° ottobre 1969 fu nominato Parroco di Cristo Re P. Valerio Valleri.

Tre anni dopo, il 7 ottobre 1972, venne costituito Parroco P. Guido Epifani, dopo aver ricoperta la carica di Ministro Provinciale della Provincia dei Frati Minori con sede in Lecce.

Il nuovo Parroco, forte dell’esperienza precedente, dette alla Parrocchia di Cristo Re il suo validissimo contributo perché proseguisse il suo cammino di maturazione e si trasformasse in Chiesa viva e operante.

P. Guido ha servito la Comunità Parrocchiale per ben 12 anni fino al 1984 aiutato dalle varie attività pastorali e di apostolato dai Vice Parroci P. Ireneo Quarantino e P. Eugenio Caputi e da tutti i frati della Comunità.

Per volontà dei Superiori e con la nomina dell’Arcivescovo, il 1° agosto 1984 viene investito dell’ufficio di Parroco il Rev. Padre Tommaso Leopizzi il quale, coadiuvato dall’intera Comunità dei Frati, P. Luigi Mauro, Vice-Parroco, P. Anselmo Raguso, P. Flavio Taccardi, P. Antonio Aprile e Fra Antonio Leo, fu al sevizio di una Comunità Parrocchiale di 7.000 abitanti.

 

IV – STORIA DELLA CHIESA FINO ALLO STATO ATTUALE

Quando i Frati Minori ritornarono a Martina Franca non chiedevano altro che ritornare ad abitare nella loro vecchia residenza del Convento S. Antonio di Padova e ottenere la cura pastorale della Chiesa.

Ben presto si resero conto che il loro desiderio non si sarebbe mai concretizzato.

Allora, come abbiamo già riferito, si trasferirono nella zona Alberone - Fabbrica Rossa, costruendo un conventino per abitazione e una chiesetta per la celebrazione della Messa e delle Liturgie, coltivando sempre il grande sogno di innalzare un tempio moderno e spazioso.

Se la costruzione del vano chiesa e del conventino fu realizzata in tempi brevi, nel 1946-47, ad opera delle Imprese Edili di Elvino Miali fu Paolo per lo scantinato e il piano terra e di Martino Miali fu Paolo per il primo piano, le vicende della costruzione del grande tempio seguirono un percorso alquanto contorto.

Si susseguirono ben quattro progetti di Chiesa, tutti validi e sul punto di essere eseguiti, ma solo al quarto tentativo si riuscì a portare a termine l’impresa.

PRIMO PROGETTO DI P. AGOSTINO LANZANI E DELL’ARCH. TULLIO DALL’ANESE DI ROMA

I primi lavori compiuti per innalzare questo tempio risalgono al 1945, quando l’allora superiore della comunità, P. Domenico Imperiale, pose mano alla costruzione per ottenere locali utili alla vita delle associazioni parrocchiali, secondo un progetto ambizioso che prevede la costruzione di un grande convento con chiostro, la cui parte esistente è solo il lato più corto, e una chiesa stile basilicale larga m. 30 e lunga m. 53,60.

L’incarico per la stesura di un progetto generale che riguardasse Convento e Chiesa fu affidato ad un certo P. Agostino Lanzani dimorante in S. Maria della Scala in Noci.

P. Agostino, esperto in decorazioni ma non in architettura, pensò bene, il 29 aprile 1945, di chiedere la collaborazione di un amico Architetto di Roma, Tullio Dall’Anese.

L’architetto Dall’Anese comprese bene le esigenze e le caratteristiche dello stabile volute dal committente, elaborò accuratamente il progetto e nel giugno del 1945 fu in grado di presentarlo a P. Cherubino Cannarile e a P. Domenico sullo stesso posto dove doveva sorgere l’abitazione dei Frati e la grande chiesa dedicata al S. Cuore di Gesù.

Osservando il progetto del piano terra si può comprendere chiaramente sia la grandiosità delle intenzioni che P. Domenico aveva per la presenza dei Padri Francescani a Martina Franca e sia l’abilità non comune dell’Architetto Tullio Dall’Anese di Roma nel capire le richieste del committente e offrire risposte funzionali ed eleganti.

In effetti, il piano generale dell’opera prevedeva un complesso architettonico sistemato su quattro lati intorno ad un vasto chiostro rettangolare comprendente la chiesa basilicale lunga m. 53,60 e larga m. 30 a tre navate con altare centrale rivolto al popolo e quattro altari laterali, e altri tre lati con aule e servizi per un vero e proprio semiconvitto al piano terra e abitazioni per i Frati al primo piano comunicanti con la chiesa nei pressi della sacrestia, mediante una scala; il tutto per complessivi 3000 mq coperti (1600 per il convento, 1400 per la chiesa, oltre agli 800 mq del chiostro).

Una concezione davvero maestosa che, se fosse stata eseguita integralmente ( e P. Domenico era deciso a realizzarla), avrebbe offerto il monumento religioso più imponente e suggestivo di tutta la città di Martina Franca, come si può notare dal progetto generale dell’opera.

La pianta generale, approvata dal Commissario Prefettizio, Attilio Stagno, il 31 luglio 1945, sul principio fu bene accolta, ma in seguito fu realizzata solo per quanto riguarda le fondamenta della grande chiesa. Invece, per quanto riguarda la costruzione del salone chiesa e del corridoio superiore con le stanze per le abitazioni dei Frati si dovette ricorrere alla perizia dell’Ing. Guido Bidoli del posto, il quale preparò il piano esecutivo e offrì gratuitamente anche la direzione dei lavori.

Il 15 luglio 1945, al suono festoso della banda cittadina, fu impartita la benedizione alla posa della prima pietra con la presenza del padrino scelto da P. Domenico nella persona del Sig. Antonio Semeraro che deve essere considerato l’uomo della Provvidenza, in quanto intervenne in aiuto dei Frati con una somma notevole proprio nel momento cruciale dell’acquisto insperato del terreno.

Nei primi mesi del 1946 fu iniziata la vera e propria costruzione dello scantinato e del piano terra realizzata dall’esperto maestro muratore Elvino Miali fu Paolo e terminata nell’agosto dello stesso anno mentre il corridoio del primo piano con le stanze dei religiosi fu portato a temine dall’impresa Martino Miali fu Paolo tra l’entusiasmo generale della popolazione e dei frati nel novembre del 1947.

Si desiderava ardentemente, soprattutto da P. Cherubino Cannarile, di procedere all’inaugurazione dell’opera appena terminata la costruzione; tanto è vero che P. Cherubino, dopo aver preavvisato gli interessati, aveva già preparato con vibrante passione il seguente volantino:

Pace e bene! Martinesi, di tanto in tanto un appello per mettervi al corrente delle nostre necessità, per manifestarvi i nostri propositi di bene. Questa volta per dirvi che una meta delle nostre iniziative e del programma che ci prefiggemmo è stata raggiunta: il primo corridoio con le relative celle e la cappella provvisoria ormai sono un fatto compito.

Siano resi infiniti ringraziamenti al Sacro Cuore di Gesù, al serafico Padre S. Francesco, e a tutti i nostri benefattori!

Intanto per rendere cara e sacra tale data abbiamo stabilito quanto segue: il giorno 23 novembre 1947 alle ore 15, alla presenza del M.R.P. Rev.ma Mons. Ferdinando Bernardi, Arcivescovo di Taranto, benedirà la campana e la nuova cappella. Il R.P. Cherubino Cannarile terrà il discorso d’occasione.

La medesima sera si darà inizio ad un settenario solennissimo predicato dal R.P. Arcangelo Vinci, in suffragio di tutti i defunti dei nostri benefattori; ogni mattina poi una messa letta per i vivi ed un funerale per i defunti.

Il giorno 30 novembre sarà dedicato a solennizzare la regalità del Cuore di Gesù, alle ore 9 Messa solenne del M.R.P. Provinciale, la sera Panegirico e benedizione eucaristica.

Martinesi, vi attendiamo alla nuova cappella per ripetervi il nostro grazie sentito, per dirvi che incominceremo a lavorare meglio per il bene delle anime vostre, per dirvi che come siamo stati fedeli nel costruire con fede, contra spem, così vi promettiamo che al più presto daremo inizio al tempio che vogliamo sia il più bel monumento di arte e di fede della nostra città.

Martina Franca, 15, X, 1947

I Padri Francescani

Tuttavia, per difficoltà concrete, si dovette rimandare di qualche mese il momento tanto atteso della grande festa di inaugurazione dell’intero complesso. Il giorno 29 febbraio 1948 tutta la gente del rione, ma soprattutto i Terziari Francescani e i numerosi amici di S. Francesco d’Assisi di Martina franca erano presenti alla benedizione e inaugurazione sia della Cappella, dedicata al Sacro Cuore di Gesù e che entrò subito in funzione, sia, dei locali del Convento, anche se per essere abitati si dovette aspettare l’agosto del 1948 Solennità dell’Assunta.

La gente comune, ma in modo particolare i Terziari Francescani volevano in quella circostanza ringraziare il Signore e S. Francesco, ma anche evidenziare i meriti e la non comune capacità organizzativa di P. Domenico Imperiale e inoltrarono al P. Generale dell’Ordine Francescano, P. Pacifico Perantoni, la richiesta di una Benedizione per " l’amato Superiore che con l’erezione di un nuovo asilo di pace realizzò il sogno del popolo martinese e cuore e mente profuse per il ritorno dello spirito del Serafino d’Assisi".

Il P. Generale risponde di suo pugno con una pergamena sontuosa: " Di cuore impartiamo al benemerito P. Domenico Imperiale, nostro dilettissimo figlio, l’implorata benedizione serafica, caparra di celesti favori. Roma 5 novembre 1947".

I Frati, pur abitando ancora nella casina Caroli e in S. Michele, tuttavia ogni mattina e ogni sera officiavano con grande soddisfazione nella chiesa costruita con le proprie mani ad imitazione del Serafico Padre.

Nell’estate del 1948, qualche giorno prima della solennità dell’Assunta si trasferirono definitivamente nella nuova sede ed iniziarono ad abitare ed a dormire nelle stanze al primo piano sopra la chiesa che costituirà per sempre il loro Convento.

Tutta la Comunità ecclesiale di Martina Franca esultò per il felice evento, e bisogna ricordare che, in tale circostanza, tutti i Parroci ed i sacerdoti esortarono i fedeli della città ad aiutare i Frati Francescani in qualche modo o con offerte in denaro o fornendo loro biancheria ed altro che potesse servire per i bisogni del convento.

Nel frattempo il comune aveva espropriato mq. 989 di terreno appartenente ai Frati per la sistemazione di Piazza Marconi e Via Taranto pagando un’indennità di L. 178.000, cifra di gran lunga inferiore all’effettivo valore. Allora, su richiesta dei Frati, il Comune di Martina Franca il 17 giugno 1950 corre ai ripari e come compensazione propone quanto segue:

Il comune permetteva la costruzione di due scalinate della costruenda Chiesa, una sulla Piazza e l’altra sull’attuale Viale della Libertà (allora Viale Stazione);

Il Comune si impegnava a destinare il suolo occupato esclusivamente a piazza;

Il Comune cedeva a titolo gratuito il suolo che restava tra il confine del terreno del Convento e il nuovo limite stradale dell’attuale Viale Al. Fighera (allora Via Fabbrica Rossa), nonché i residui suoli di proprietà dei germani Martucci fu Pietro, Luisa Basile vedova Motolese e degli eredi Tagliente fu Pietro a nord e per tutta la lunghezza della costruenda Chiesa per superficie complessiva di mq. 500.

I Frati si ritennero pienamente soddisfatti e accettarono le proposte del comune chiudendo definitivamente la questione.

P. Domenico, dopo aver realizzata l’ala del Convento, si preoccupò, con l’aiuto di cantieri messi a disposizione del comune di Martina Franca e con la consulenza tecnica del giovane e volenteroso Ing. Elvino Miali, di costruire con muratura in pietra le fondamenta della grande chiesa seguendo perfettamente il Progetto dell’Architetto Dall’Anese.

E’ interessante osservare che ancora oggi il seminterrato ad ovest termina con un’ampia sala esagonale che corrisponde alla base dell’abside presbiterio prevista dal primo progetto di chiesa. Infatti, dall’inizio delle scale della chiesa attuale fino al termine della sala esagonale vi è la distanza di m. 53.60, precisamente quanti ne erano previsti dal progetto di P. Agostino e dell’Arch. Dell’Anese.

Negli anni 1948-’49 il Padre Provinciale, P. Leone Perrone, chiese all’Ing. Guido Bidoli di calcolare la spesa occorrente per realizzare il progetto.

L’Ing. Bidoli, il 4 luglio 1950, consegna al P. Provinciale la sua Relazione di perizia che riportiamo integralmente. " L’ Ordine dei Minori Francescani, che già a costruito a Martina Franca, alla Via Taranto, un’ala del Convento, per aderire ai voti della popolazione, è venuto alla determinazione di erigere, annessa al Convento, una Chiesa da dedicare alla Regalità del Cuore di Gesù. Uno dei Padri dell’Ordine, sfornito di titolo accademico, ma ricco di cognizioni architettoniche, ha all’uopo compilato una pianta e un prospetto di tale chiesa e il suo progetto ha ottenuto il plauso generale.

Il Padre Provinciale dell’Ordine, Rev. Padre Leone Perrone, prima di dare inizio all’opera, ha voluto però conoscere, sia pure in grosso modo, la spesa occorrente e mi ha dato incarico di compilare un preventivo sommario. La Chiesa progettata di tipo prettamente francescano ha, approssimativamente, le dimensioni di m. 56 per m. 25 e comprende un corpo centrale della larghezza di m. 12 circa e alto circa m. 30, due corpi laterali dell’altezza di m. 15 circa e una torre campanaria che si eleva per oltre m. 45. La maggiore altezza della parte centrale poggia su di una doppia fila di colonne. Oltre all’altare maggiore, ubicato nella parte mediana, sono progettati altri quattro altari, due a destra e due a sinistra del primo e posteriormente ad essi trovasi il coro, la Sacrestia e una scala che mena all’annesso Convento. Eseguire un preventivo, sia pure approssimativo, di un’opera così importante in base ad una pianta sommaria e ad un prospetto, non è possibile, tuttavia, ho compilato il preventivo che raggiunge la somma di Lire 62.300.000".

L’Ing. Bidoli parla di uno dei Padri dell’Ordine, riferendosi probabilmente a P. Raffaele Pantaloni OFM, in verità analizza il piano di Chiesa studiato da P. Agostino Lanzani, benedettino, e dell’Arch. Dall’Anese che, come vedremo, si differenzia notevolmente dalla pianta del P. Pantaloni.

Nella speranza di ottenere un grosso contributo per iniziare i lavori relativi al progetto di chiesa, il Provinciale P. Leone Perrone, aveva inoltrato domanda al Ministero dell’Interno che, invece, era disposto a concedere solo una modestissima somma.

Nel 1950 P. Domenico definisce e firma un contratto, poi perfezionato nel 1951, come l’appaltatore Aquaro Francesco fu Giovanni per la copertura del seminterrato della costruenda chiesa e del seminterrato del costruendo Convento secondo l’ambizioso primitivo disegno.

Per l’alto costo previsto, ma soprattutto per l’appartenenza di P. Domenico Imperiale da Martina Franca, questo magnifico progetto di Convento e di Chiesa, che pure aveva incontrato il plauso generale, fu accantonato.

 

SECONDO PROGETTO DI PADRE RAFFAELE PANTALONI

A Lecce operava con grande successo un francescano, P. Raffaele Pantaloni, nato a S. Fiora (Grosseto) e appartenente alla Provincia Minoritica Toscana. Venne a Lecce, invitato dai Frati del posto, per dipingere l’interno della Chiesa di S. Antonio a Fulgenzio che rimane il grande monumento della sua arte pittorica e ornamentale. Morì ad Ostuni, il 23 agosto 1952.

Per sfuggire ai forti caldi dell’estate leccese, P. Raffaele Pantaloni vanne a Martina Franca per trascorrere un periodo di villeggiatura nei mesi di agosto-settembre del 1949 e 1950.

Certamente fu in tale circostanza che i Frati lo invitarono a preparare un progetto di Chiesa che fosse degna della storia dell’Ordine Francescano e della città di Martina Franca.

Il P. Pantaloni esaminò i progetti precedenti, capì le richieste dei Frati e offrì una sua personale soluzione.

Il piano interno della Chiesa prevedeva a destra dell’ingresso una Cappella col Fonte Battesimale e una a sinistra con un altarino al centro.

Poi lungo i muri delle due navate laterali erano previsti sei altari in altrettante cappelline (tre + tre), infine l’altare principale sormontato da una cupola al centro contornato dal Coro con a destra il Campanile e a sinistra la Sacrestia.

La facciata monumentale e artisticamente ricercata, proponeva due piani, quello inferiore arricchito con statue ed archetti costituiva l’ingresso alla chiesa; in quello superiore veniva raffigurato il trionfo del Sacro cuore di Gesù.

Per le medesime ragioni, anche questo progetto, di cui ci rimane la facciata esterna, la pianta dell’interno e una sezione trasversale, non poté essere realizzato.

 

TERZO PROGETTO DELL’ING. ELVINO MIALI

Nel 1951 viene fatto superiore della casa P. Teodoro Presta. Nel 1952, mentre P. Domenico Imperiale viene trasferito a Leuca, a Martina diventa superiore P. Francesco Longo, il quale si preoccupa, sollecitato continuamente da P. Cherubino Cannarile, di coprire lo scantinato della futura chiesa e far preparare un nuovo progetto di chiesa all’ingegnere cittadino Elvino Miali, rinunziando così definitivamente al progetto di P. Agostino Lanzani e Dall’Anese.

L’Ing. Miali, in tempi ragionevoli, utilizzando il progetto dell’architetto Dall’Anese e del P. Pantaloni, prepara con entusiasmo e partecipazione il disegno e la pianta e addirittura un plastico della nuova chiesa di stile basilicale con tre navate e transetto ed un alto campanile.

Nel 1956 il nuovo superiore del Convento, P. Arcangelo Vinci di Martina, si impegnò con tutte le sue forze a realizzare in tempi brevi un grande tempio a Cristo Re.

Scartato il progetto di Lanzani - Dall’Anese, scartato l’ambizioso progetto di Padre Pantaloni, purtroppo nemmeno il progetto dell’ing. Miali incontrò i favori della Commissione di Arte Sacra e, forse, nemmeno quelli del P. Vinci e di Mons. Motolese e si preferì subito il progetto quasi pronto, perché utilizzato altrove, dell’Architetto Antonio Provenzano.

Sinceramente non siamo riusciti a capire i motivi che hanno indotto il P. Vinci a non dare seguito al progetto dell’Ing. Miali, il quale aveva preparato il disegno di una chiesa elegante, capiente e, ci sembra, degna della città di Martina Franca.

Forse l’indecisione dell’Ing. Miali a consegnare il progetto definitivo o la prospettiva definitiva di ottenere contributi consistenti indusse il P. Vinci ad affidarsi ad un Architetto, proposto da Mons. Motolese e facente parte della Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia con sede a Roma, precisamente all’Arch. Antonio Provenzano, residente a Roma ma originario di Maglie (Lecce) e già operante in Diocesi.

Contemporaneamente P. Vinci, tra il 1957 e il 1958, fa eseguire alla Ditta Ondeggia Giuseppe il prolungamento del Convento fino all’erigendo tempio, per la spesa di quasi due milioni di lire. Alla fine nel 1957 il Superiore, con lo scopo di procurare i fondi necessari per la costruzione della Chiesa, decide di vendere ad Italo Semeraro un pezzetto di suolo di mq. 718 per la costruzione di un palazzo, dopo aver ottenuto la rinuncia dei primitivi proprietari di tutta l’area, Colucci Giovanni e Aquaro Giovanni, i quali si erano riservata la prelazione d’acquisto.

 

QUARTO PROGETTO DELL’ARCHITETTO ANTONIO PROVENZANO

L’Architetto Antonio Provenzano, molto noto in zona per aver realizzato il progetto della chiesa matrice da Aradeo (Lecce) e di S. Antonio a Taranto, avuto l’incarico nel 1952, si mise al lavoro e in poco tempo compilò un progetto di chiesa e annessi parrocchiali per una spesa prevista di Lire 40.000.000.

Ci si trovava nel tempo che precedeva immediatamente il Concilio Vaticano II, quando era molto diffusa tra i teologi e i liturgisti l’intuizione di S. Francesco e della Teologia francescana del Cristocentrismo: Cristo cioè posto al centro della storia della salvezza, delle vicende umane e quindi al centro delle nostre assemblee.

Fu per questi motivi che l’Architetto Provenzano preparò per la Comunità Francescana di Martina Franca un progetto di Chiesa a base quasi quadrata con un’ampia cupola al cui centro pose l’altare, forse anche suggestionato dalla presenza di numerosissimi trulli che adornano la campagna circostante.

Il Progetto fu esaminato dalla Commissione Edilizia del Comune di Martina Franca nella seduta del 6 maggio e 30 giugno 1959, e, dopo la nomina dell’ingegnere incaricato per il controllo delle opere in cemento armato, fu definitivamente approvato il 10 marzo 1960.

I lavori ebbero subito inizio sotto la potente spinta del Superiore P. Arcangelo Vinci, martinese;

ma i rapporti tra il P. Vinci e l’Architetto Provenzano ben presto si incrinarono fino ad ignorarsi reciprocamente. Ciò è dimostrato dal confronto tra l’attuale costruzione e il progetto originario e da una lettera dello stesso Architetto Provenzano indirizzata il 9 febbraio 1967 al nuovo Superiore P. Teodosio Lischi: " E’ vero che nella costruzione è mancata una mia assistenza, ma non per colpa mia. Le persone che erano preposte alla costruzione del sacro edificio penso che abbiano peccato di presunzione; cosicché, nella fase esecutiva dei lavori hanno pensato di fare a meno della mia collaborazione, e, cosa più grave, hanno creduto di poter fare delle varianti che hanno svisato l’architettura dell’edificio.

A suo tempo io feci le mie rimostranze per gli arbitri che subiva la mia architettura, ma mi trovai di fronte ad un muro che nulla sentiva".

Il P. Vinci divenne il direttore dei lavori eseguiti dalle maestranze locali con a capo il maestro muratore Antonio Chiarelli e con la consulenza economica del Rag. Martino Pastore, nipote del P. Vinci.

I muri esterni della chiesa furono eseguiti in pietra calcarea di Martina Franca a faccia sbozzata a mazzaro.

Il progetto originale subì delle modifiche riguardanti soprattutto l’innalzamento da 4 a 6 metri della parte quadrata (m. 27 x m. 24) e la conclusione della cupola che, completamente chiusa, fu innalzata fino a 27 m. di altezza, mentre il disegno del Provenzano prevedeva il classico lanternino.

La pietra usata per la costruzione della chiesa fu prelevata dalla cava della tenuta appartenente alla Congrega del SS.mo Sacramento dei Preti in contrada Trasconi, messa a disposizione dal compianto Mons. Fedele Caroli.

Per il pavimento fu scelto il marmo perlato e rosso di Sicilia, le colonne furono rivestite di travertino, le tre porte d’ingresso, nei cui riquadri si dovevano applicare dei pannelli in bronzo su bozzetti del confratello P. Francesco Ganallo, furono lavorate in rame dalle maestranze dell’Arsenale Militare di Taranto.

I lavori durarono quattro anni dal settembre 1959 al 21 settembre 1963, quando Mons. Motolese, contornato dal Clero locale, dal P. provinciale P. Guido Epifani e dai Frati accorsi da tutta la Provincia, benedisse la Chiesa e celebrò la S. Messa nel tripudio di gioia degli astanti che numerosissimi gremivano il tempio maestoso e ampio che aveva sempre costituito il sogno dei Frati Minori, soprattutto di P. Domenico Imperiale, di P. Cherubino Cannarile e di P. Arcangelo Vinci.

Intanto la Parrocchia, già costituita nell’ottobre 1961, trovò una sede più efficiente nei nuovi locali. Il Parroco P. Bernardo Tomaselli, eletto anche Superiore del Convento nel 1963, provvide ad arricchire il nuovo tempio di attrezzature e suppellettili, di un numero sufficiente di banchi, di ricchi paramenti e decorosi vasi sacri.

In quel periodo fu posto il Fonte Battesimale in marmo bianco di Carrara venato di grigio; il 19 novembre 1964 furono posizionate lungo i muri della Chiesa, sopra delle mensolette in marmo, le 14 Stazioni di un’artistica Via Crucis in pietra ad altorilievo senza fondo del rinomato scultore Prof. Adolfo Rollo.

Inoltre fu realizzato un meraviglioso tabernacolo rivestito di pannelli di rame smaltato, una croce pensile a doppia faccia, un maestoso Ostensorio; tutte queste opere furono eseguite dalla Ditta Cav. Politi di Milano.

Successivamente, a cominciare dal 1967, su disegno dello stesso architetto Provenzano e per interessamento del Superiore P. Teodosio Lischi, furono in loco confezionati due confessionali mobili e scolpite due pregevoli acquasantiere nei laboratori di Aldo e Gualtiero Rebecchi di Pietrasanta (Lucca).

Nel periodo 1972-1984, sotto il Parroco P. Guido Epifani e con la partecipazione degli altri superiori, P. Ireneo Quarantino e P. Eugenio Caputi, furono restaurati e resi efficienti tutti i vani sottostanti la chiesa, fu effettuata la ripulitura generale di tutte le pareti interne ed esterne alla chiesa, un nuovo impianto elettrico, furono acquistate due statue in legno dello scultore Giuseppe Stuflesser di Ortisei: S. Antonio di Padova e S. Francesco d’Assisi.

Il 23 novembre 1978 la chiesa di Cristo Re veniva solennemente consacrata per le mani di Mons. Guglielmo Motolese; in quell’occasione furono apposte sui muri e sulle colonne le richieste croci di consacrazione eseguite su disegno dei coniugi Piero e Maria Chiarelli.

Nel luglio 1984 la Comunità dei Frati si rinnova quasi completamente: a P. Anselmo Raguso, Superiore, e al Fratello Fra Antonio Leo si uniscono P. Flavio Taccardi, Vicario, P. Tommaso Leopizzi, Parroco, e P. Luigi Mauro Vice-Parroco.

La nuova Comunità avvia tutta una nuova preparazione per festeggiare degnamente i 25 anni della Parrocchia (1961-1986) che avviene puntualmente il 23 novembre 1986, Solennità di Cristo Re, con la presenza prestigiosa dell’Arcivescovo G. Motolese, del P. Provinciale, P. Daniele Picchierri, dei Superiori, dei Parroci e dei Religiosi che in questa Comunità hanno prestato, almeno per qualche tempo, il loro servizio.

Una promessa solenne venne fatta in quella circostanza: abbellire la chiesa di Cristo Re con alcune finestre istoriate e dare maggiore ordine e funzionalità al tutto.

Nel 1987, vengono sistemate 4 finestre istoriate e nel 1989 alte 4 fino ad un totale di 8 grandi e stupende vetrate raffiguranti S. Francesco, Madonna dell’Ordine dei Frati Minori, Cristo Re, S. Chiara, S. Elisabetta, S. Antonio, S. Martino e il Beato Egidio da Taranto. Tutte queste opere sono state realizzate nei Laboratori della Ditta Mellini di Firenze ma sono uscite dal cuore e dalle mani fatate del confratello P. Alberto Farina, nato a Gangi (Pa) l’8 maggio 1921 e operante a Firenze.

Contemporaneamente, tutti i Frati della Comunità, aiutati da tanti benefattori, si preoccupano, in un primo momento, di restaurare tutto l’esterno della Chiesa: scalinata esterna con terrazzini, intonaco del tamburo e protezione della cupola, copertura dei tetti con le cosiddette "lastre di Maglie" su progetto degli Ingegneri Vito Di Giuseppe e Simone Ceppaglia.

Successivamente , i medesimi Frati con decisione unanime si impegnano di spostare l’altare, posto al centro della Chiesa, verso il fondo creando il presbiterio e il coretto.

L’opera sembrava ardua, ma la certezza di operare bene nell’interesse di tutti dà la carica per realizzare il progetto studiato con molta cura e intelligenza dall’Architetto Fortunato Pignatelli di Brindisi.

Tutti i lavori in muratura previsti sia dal primo progetto Di Giuseppe - Ceppaglia sia dal secondo progetto Pignatelli sono stati eseguiti con molta competenza e passione dalla Ditta Giuseppe Corrente - Mimmo Fumino di Martina Franca, mentre per i rivestimenti in legno ci si è affidati alla Ditta Alba Italia di Galatina, per l’altare e l’ambone agli scultori Tonio De Paolis e Prof. Carmelo Faraone di Galatina, per il pannello in ceramica dell’altare del Sacramento all’artista Giacomo Enriquez di Francavilla Fontana.

Il nuovo altare fu consacrato il 26 novembre 1989 dall’Arcivescovo di Taranto, Mons. Salvatore De Giorgi.

Finalmente, nel 1992, a completamento del Progetto Pignatelli e con l’intervento delle stesse Ditte e maestranze, la Chiesa raggiunge l’assetto definitivo così come oggi si può ammirare. L’altare centrale viene raccordato con i due altari laterali mediante strutture in muratura e in legno, vengono create tre nicchie sul muro di sinistra per le statue già esistenti di S. Francesco e di S. Antonio e per la nuova statua raffigurante la Madonna Madre di Dio; vengono costruite due stanzette per le confessioni, radicalmente viene rinnovato l’impianto elettrico, di illuminazione, di amplificazione e di riscaldamento; in sacrestia viene collocato un grande armadio per la conservazione dei paramenti liturgici; infine dalla Ditta Piccoili Vitantonio di Locorotondo, viene pitturata tutta la superficie interna della chiesa.

Il tutto a lode e a gloria di S. Francesco. Amen.

Parrocchia Cristo Re - Martina Franca (TA) - Lun 15 Mar, 2010 | antonio.mariggio@alice.it

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